Concept, regia, esecuzione, scenografia, costumi, disegno luci
di Emilia Guarino e Maria Chiara La Farina.
Musiche di Fanigliulo, Hadijdakis, Allen, Puccini.
Siamo due donne col cappotto e abbiamo qui due fili per stendere e una valigia di memorie familiari delle nostre nonne.Siamo state bambine che hanno giocato con le barbie.
Siamo corpi di donna avvolti nella plastica. Una prigione, una protezione, un film che ci separa dall’aria che ci consuma.
Siamo espressioni che lasciano traccia di sé, smorfie di pianto e di riso, siamo nude sotto i vestiti e vestite della nostra pelle, siamo mascherate, scoperte, abbiamo la pelle stirata e truccata oppure spenta e accartocciata, abbiamo due pance, quattro seni, due culi, quattro cosce, due vagine.
Le vagine sono come delle ferite generatrici. Siamo ferite, vulnerabili, e potenti.
Siamo pelle sensibile e permeabile.
Indaghiamo la constatazione di una bellezza normalizzata, interroghiamo la disperazione di volere aderire ad una forma. Il possesso – di una posizione, di un pezzo di corpo normalizzato, di un’identità immutabile, di oggetti – ammutolisce la vita che è in noi.
Ci riconosciamo nell’agire comune più che nell’avere singolare. E a questo agire non possiamo rinunciare per nessun motivo e ogni volta che la plastica avvolgerà il nostro corpo, ci sarà un momento in cui vorremo strapparcela.