di Emilia Guarino
produzione Diaria/Pettifante
con: Federica Aloisio, Roberto Galbo, Federica Marullo, Sabrina Vicari
Musica: Daniele Crisci
Luci: Gabriele Gugliara
Argentina 1976, dittatura militare. 30.000 persone scomparse. Torturate, violentate, gettate vivi nell’oceano. Pericolose, per la libertà e la vitalità che esprimevano. Questo spettacolo è per ricordare, o semplicemente per sapere. Le loro madri ancora non hanno smesso di cercare. Questo spettacolo è per testimoniare il coraggio, la capacità di mettere in comune il dolore individuale, di farlo politico, di uscire dalle stanze della paura e di danzare in piazza la loro dolente ma tenace coreografia, di riempire le loro bocche delle canzoni e delle parole di quei figli, di farsi carico, nonostante il dolore, di quella vitalità e di quelle speranze. Il movimento coreografico nasce dalla percezione tattile e dall’ascolto dello spazio e dei suoni. Questo spettacolo dichiara il suo posizionamento, che lo colloca in un prospettiva avversa ad ogni idea autoritaria di potere, di oggi e di ieri, che calpesta il diritto di uomini e donne di ribellarsi e di costruire un’alternativa, ad ogni potere economico e politico che per conservare se stesso ha affinato i suoi strumenti di tortura e di morte e li adopera ciecamente nelle dittature, nelle guerre, persino nelle democrazie, scrivendo leggi che decretano la fame o la morte, la distruzione della scuola e della cultura, non sottoponendosi mai a giudizio, creando alleanze con altri poteri, mentendo e corrompendo l’informazione, inventando un discorso falso, che ripetuto per anni con ogni mezzo diventa una vischiosa verità. Il potere è grottesco e penoso. Le Madres di Plaza De Mayo che hanno perso i loro figli e figlie, trovano nella possibilità di camminare insieme e nella lotta comune per la verità e per la giustizia la voglia di resistere. I figli e le figlie non erano eroi, ma lo sono diventati. “A noi non interessa che i desaparecidos siano ricordati e le Madres stimate. Più di ogni altra cosa vogliamo che i desaparecidos vengano imitati. Vogliamo che tutti cerchino di fare come facevano loro quando lottavano con e per il proprio popolo” (da “Ni un paso atràs. Storia delle Madres di Plaza de Mayo).